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Ho aspettato un po' di tempo prima di pubblicare questa intervista.

La persona di cui voglio parlare oggi è Giulia Boccafogli , laureata in Architettura a Firenze con la passione da sempre del gioiello e degli accessori.

Per me è un vera guida, intraprendente, generosa, testarda al punto giusto, non vi dico altro.

Per tutte voi che amate il mondo del gioiello contemporaneo, ho l'onore di farvi conoscere meglio questa meravigliosa artista - artigiana.

Intervista a GIULIA BOCCAFOGLI





1.Da molte interviste conosciamo in linea di massima la tua formazione, architetto con la passione per la lavorazione della pelle derivante da tradizioni familiari. Quello che realizzi è sicuramente “arte da indossare”, qual è il Target di persone a cui ti rivolgi? E quale messaggio vuoi trasmettere?
Sarà probabilmente strategicamente sbagliato, ma da un punto di vista creativo non penso a nessun target. Questa valutazione arriva in un secondo momento, quando devo progettare la collezione anche da un punto di vista commerciale. Lì semplicemente cerco di differenziare la gamma, in modo che vi sia sempre qualche proposta di base, anche nel prezzo al pubblico. Naturalmente tale proposta corrisponderà a lavorazioni più semplici.

Per quanto riguarda ciò che desidero trasmettere, ciò che realmente mi sta a cuore è che, al di là dei temi più o meno personali e suggestivi che posso trattare di collezione in collezione, l’oggetto finale sia perfetto. Tutto deve essere coerente ed eseguito in modo impeccabile. Questo significa avere per le mani un buon progetto fin dall’inizio, essere in grado di oggettivarlo e poi eseguire la parte manuale in modo ineccepibile.

Desidero che il mio cliente veda questo: la grande qualità del lavoro, dall’inizio alla fine.

2. Quando sei nella fase di progettazione hai fonti dalle quali prendi ispirazione?

 Naturalmente sì, anche se cambiano sempre e mi piace pensare che possano non esaurirsi mai. Poi è chiaro che esistono alcune tematiche costanti, influenzate soprattutto dalle mie passioni (l’amore per la mitologia greca, per la letteratura gotica, per il cinema un po’ visionario e così via), ma in linea di massima mi piace l’idea di poter attingere anche da fonti poco consuete. Spesso quando si affrontano determinati temi, il rischio è di cadere nel banale o, peggio ancora, nel didascalico. In questo senso aiuta tanto pensare fuori dagli schemi, ma in modo semplice, immediato, perché solo così si può rendere facilmente percepibile un progetto che, altrimenti, sarebbe solo molto intimo e personale.

 3. L’artigiano contemporaneo sicuramente non è più quello di una volta, i social  network sono sicuramente uno strumento fondamentale che aiutano la comunicazione.
Anche tu ti occupi personalmente della pubblicazione di foto e post o deleghi qualcuno?

 Mi occupo personalmente di questo aspetto. Anche se faccio sempre più fatica. Sto delegando sempre più cose, piano piano, ma mi piace molto la parte di promozione on line e credo che sia davvero molto importante mantenerla autentica e a “dimensione atelier”.


4.Quando hai iniziato a lavorare da “artigiana” hai mai partecipato a fiere o mercati della tua città per farti conoscere? Potresti raccontarci la tua esperienza e come hai superato le difficoltà che ti si sono presentate?

Io ho iniziato a fare fiere da subito con partita iva. Lavoravo come architetto, quindi all’inizio l’attività legata ai bijoux era secondaria, ma comunque ufficializzata. Questo è importante per capire alcune scelte che ho voluto fare.

Ho fatto pochi mercatini, molto pochi; ho fatto, invece, tanti eventi/fiera, cercando sempre di selezionarne il livello.

Quando ho iniziato io, ormai più di 10 anni fa, era tutto diverso. Per certi versi più facile, per altri più difficile. Più facile perché lo spazio era più “puro”: c’era meno proposta diciamo e quindi era più semplice emergere se si faceva un buon lavoro. Più difficile perché c’era anche meno offerta, quindi gli eventi di qualità erano davvero pochi. Però proprio per questo, richiamavano il pubblico giusto. Ora non saprei bene cosa dire perché in Italia non faccio più, o quasi, eventi con vendita diretta. Dal 2012 partecipo solo a fiere di settore e ho scelto di lavorare prevalentemente con i negozi. E qui però si entra in un discorso nettamente differente. Le poche fiere che ho fatto negli ultimi anni con vendita diretta, qui in Italia, mi hanno un po’ deluso. Spesso da parte degli organizzatori manca la consapevolezza che se vuoi proporre oggetti di un certo valore devi contestualizzare nel modo giusto: il risultato è di trovarti di fronte a dei contenitori scadenti e a dell’ottimo contenuto che viene penalizzato. In questo modo il cliente che entra non è in grado di percepire il valore degli oggetti in vendita e si aspetta di spendere 10 quando in realtà il giusto prezzo di quel prodotto è 100. E poi un’altra cosa che non funziona mai è mischiare professionisti (intendo possessori di partita iva) e hobbisti. Tutti lo fanno e io proprio non capisco. E’ uno svantaggio per entrambe le categorie. Non ha senso. E’ stato dopo essere incappata in alcuni eventi così e in altri eventi “fuffa” che ho capito che era meglio investire in fiere professionali per operatori di settore: apparentemente spendi di più, ma il ritorno di immagine è tutta un’altra cosa. Certo devi essere pronto a lavorare in un certo modo.

 5.Come sei riuscita a partecipare ad un evento importante come il MACEF? Se una creativa volesse partecipare a una di questi grandi eventi cosa dovrebbe fare? 

Prima di tutto avere una partita iva. E’ la base. Non puoi presentarti a dei negozi senza di essa. All’inizio magari puoi fare qualche cosa, ma non è comunque professionale. Se decidi di avvicinarti al magico mondo delle fiere professionali, devi voler fare seriamente. Stai investendo diversi soldi in un evento che se non ti giochi bene rischia di essere un buco nell’acqua. Devi essere in grado di proporre non solo il tuo lavoro creativo, ma anche tutto l’iter successivo: devi saper fare i prezzi, devi saper fare le fatture, devi saper rispettare le scadenze di consegna, devi garantire continuità di prodotto (a mano che tu non decida di lavorare realmente sui pezzi unici) e quindi saper scegliere i fornitoti e così via. E’ chiaro che all’inizio queste cose non le sai (io almeno non le sapevo), le impari piano piano, a volte anche a tue spese, ma la cosa importante è avere la volontà di iniziare ad impostare il proprio lavoro in questo modo. Non esiste una ricetta segreta: esisti tu, col tuo progetto e la voglia di metterti in gioco e la consapevolezza dei tuoi mezzi. Per il resto è importante farsi un’idea della fiera a cui si vuole partecipare e poi solitamente ci sono delle selezioni, più o meno rigide a seconda del tipo di fiera.

 6. Per tutte le creative che voglio trasformare la loro passione in un lavoro, quali sono le fasi fondamentali da passare? Corsi di formazione? Aggiornamenti?

E’ difficile questa risposta. Esistono così tante variabili. Ipotizzando che una persona cominci da zero, quindi nessun tipo di formazione minimamente inerente alla professione che desidera intraprendere, allora direi: 1- Commercialista (magari due o tre diversi per sentire più campane); 2- Partita Iva; 3 - Analisi delle fiere di interesse, stanziamento budget fiere e promozione; 4 - analisi dei concorrenti possibili e reali;  5 - creazione del campionario (con tutto quello che c’è prima e considerando quello che deve venire dopo…discorso un po’ lungo ma credo sia scontato); 6 - immagine: foto ben fatte, sito e social.

E questa è, in sintesi (grossa, grossissima) la parte più pratica e razionale. Do per scontato che la parte creativa sia AUTENTICA E PERSONALE (chi comincia copiando…comincia male, davvero) e quindi già chiara.
 

7. Una domanda molto pratica: Per una creativa aprire subito la Partita Iva non è un passo molto semplice, cosa consigli di fare? Come muoversi in campo finanziario?

 Ho già forse risposto a questa domanda. E’ importantissimo se ci si vuole porre come professionisti. L’unica risposta pratica però, effettiva, la può dare un commercialista.

Io non mi permetto di dare consigli in questo senso. Ho da sempre, un professionista che si occupa di questo aspetto. Rischio di dare false notizie.

 
8. Qual è il tuo sogno nel cassetto per quanto riguarda la tua attività?

Non ho sogni nel cassetto. Già il fatto di poter vivere di questo mestiere è un sogno diventato realtà, ma ci sono riuscita col duro lavoro e con una costanza grande, me lo riconosco.

E poi non si è mai, mai arrivati. Ci sono piccole grandi tappe, piccoli grandi obiettivi da perseguire. L’importante per me è continuare a fare questo lavoro sempre con immenso RISPETTO. E che la fantasia continui a volare fuori dal tracciato comune e dagli schemi.

GRAZIE PER LA TUA DISPONIBILITA’


Grazie a te per l’opportunità! :-)


 

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